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Pubblicata il 26/01/2010
Nel cielo cupo e nero non scintillavan stelle
i bimbi non volevano dormire nelle culle.
Era una notte triste, gelata e senza luna
la mucca più non mangia, la pecora digiuna.
Ciascuno si chiedeva: «Dov’è finito il vento ?»
guardava verso l’alto, confuso e un po’ sgomento
e poi, chissà perché ?, si discioglieva in pianto.
Ma lacrime non erano d’angoscia o di dolore
non eran di paura, non eran di timore.
Poi per le strade attonite, nella campagna nera
s’alzò come una brezza: tornò la primavera !

S’accesero le stelle, veloci, ad una ad una:
volevan festeggiare la loro amica luna.
Ed eran così tante nel cielo tutto adorno
che non sembrava notte, ma quasi pieno giorno.
«Oh, che gran bel miracolo !» gridavano i pastori
«Non s’eran visti mai nel ciel tanti colori !».
Lontana una collina sembrava esser in fiamme:
qualcosa risplendeva, laggiù su Bethlemme.
Raggiunsero la cima, con l’animo contento
rimasero incantati per lo sbalordimento:
la stalla sfolgorava, ma più del firmamento !

Discesero la china col cuore pien di gioia:
volevan da vicino veder la mangiatoia.
Pareva l’Universo aver ceduto il trono
di tutta la maestà aveva fatto un dono
e tutta la sua gloria non era che un lumino
davanti a quella luce, davanti a quel Bambino.
E c’erano d’intorno pastori e le lor greggi
e genuflessi ed umili c’erano quei re Magi
che avevano lasciato le comode dimore
per inseguire un sogno, di carità e d’amore.

Ma essi già sapevano quel sogno realtà
sapevano che il Dio d’immensa maestà
in forma d’un bambino era venuto in Terra
per insegnare agli uomini la vita, non la guerra.
Per insegnare ai grandi a farsi più piccini
per insegnare loro a diventar bambini.
Là dentro quella stalla è nato il Re dei re !
Anche se tu non vuoi, è nato anche per te.
In mezzo a quella gente forse nessuno, io penso
potrebbe immaginare di qual martirio immenso
sarà un dì testimone e d’una morte in croce.
Vittima senza colpa d’una condanna atroce.
Ma il frutto dello Spirito, divino eppure umano
che volle nascer nudo, non morirà invano.

Fuori c’eran le stelle, in silenziosa pace.
Nella capanna il sole splendea più della brace
e la natura intorno cantava con rispetto
perché dormiva il Piccolo, il Figlio prediletto.
Ed era una promessa, scolpita dentro il cuore
non era di qualcuno, ma di Nostro Signore:
gloria sarà per gli umili, semplici ed innocenti
né più sarà la forza a dominar le genti
tutti saremo liberi, insieme, nell’Eterno.
Non ci sarà più morte, né più verrà l’inverno.
Ma la più gran promessa, che ci consola, è in fondo:
«Sono con voi per sempre, fino al finir del mondo !».
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bella la Natività vista con gli occhi puri di un bambino ,così come noi adulti dovremmo vedere!
eoskarma

il 26/01/2010 alle 13:18