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Pubblicata il 21/01/2010
Eppure credevo
d’aver colmato
pensieri e volontà
dell’immane sfolgorio di galassie
sbocciate nel giardino
di un Universo amico
e dei fiori suoi più belli
intrecciati in ghirlande di cristallo.
Credevo disciolto
il dolore
nel lume remoto
e fragrante
delle stelle.

C’è una luce
nel vento
stasera
un vento
profumato e tiepido
che d’affreschi riveste
la mia nuda esistenza.
I miei occhi
tramontano nei tuoi
ed il sangue
d’un nuovo nettare
rinasce.
Ubriaco
del solo liquore
che può l’anima
ubriacare.
Ed ogni azzurro
svanisce
fra lampade votive
nel buio sacro
della notte.

Credevo
davvero credevo
di potermi librare
come un lieve gabbiano.
Ma libero son io
d’affondare il viso
nell’oscurità
d’annegare
nell’atroce rimpianto
di morire
al suono di una voce
antica e amata.
Come un lieve gabbiano
sospinto a forza
contro le rocce
incapace di governare
e fuggire.

Credevo
davvero credevo
di potermi librare
sul vento bugiardo
della libertà.

Sono
queste parole
ombre sperdute
senza allegria.

Sono il tuo respiro.

Che si fa poesia.
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molto bella.piaciuta molto.
ciao eoskarma

il 21/01/2010 alle 12:58