E tra le scialbe illusioni
una cascata di verbi;
andare, tornare, considerare
essere, volere, parlare,
capire, mentire, dovere.
Questo gioco aveva leso
il diario di bordo, fascicolo
in memoria di un più alto
atterraggio.
La rudezza delle pietre e il vaticinio
di un'orchestra di consonanti,
hanno tuonato come un ponte
percussore, oltre cui s'assesta
il brivido della fosca Semele.
E io non mi arrampico più per
le frasche inesatte, guardate a vista
da portinai sbronzi, e con la lingua
impelagata in discorsi d'etichetta.
No; offro al baratro di questa pendola,
le ciglia derise da compratori di sciabole
coperte.