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Pubblicata il 09/09/2002
Come danza
L'ippopotamo
Gaio e perso
Nell'Universo

Gli alberi si piegavano verso il cielo
Nella terra dei lederhosen
Senza sapere dove
Volgesse il loro anelo

La pioggia cadeva la notte
Chiara e stupita come il cristallo
Ed era un ballo
Un ballo di lacrime

I lampioni splendevano più
E l'erba era più sana
E le auto si fermava
E la gente cenava
Sull'erba

Come danza
L'ippopotamo
Quasi spastico
Nell'eleganza

Perché lo scuro veniva la notte
E i tetti erano rossi
Le rane sempre
Stando nei fossi

La strada era lunga e dritta
E menava ove voleva
Enorme, confitta
Nell'orizzonte

Come danza
L'ippopotamo
Se poi rantola
Scivola e s'alza

E la gente parlava di poco
E cenava attorno al fuoco
E l'erba era più sana
Come fosse
Cosa strana

Forse è solo
Qualcosa che vedo
Oh, terra strana
Eppure ci credo
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mi sembra questa tua un rimpianto di tempo antico dove tutto era piú vero e dove la gente era "piú gente"? comunque la poesia mi ha intrigato appunto anche per il titolo.
o forse non l'ho capita?
comunque particolare.
ciao.
Antonio.

il 10/09/2002 alle 17:34