Giorni che restano,
inciampati nel fiume,
nelle svelte acque pure
nelle acque immonde,
rotolano via, ad uno ad uno,
sui sassi e nelle chiaviche.
Si sfaldano argini di belletto
in mille rughe, sotto
l’assiduo scorrere di carezze
fredde, asperse, lacrime
senza un ritorno, scorrono:
verso la foce intravista,
o per nuova sorgente?