Ci vogliono il pino e l’agave
o le ciminiere
a distanziare città e paese
qualcosa, un rio,
che non abbia argini
secchi nè sedimenti
oblìo nelle nostre vene
poetiche e anche prosaiche
poi girare pagina e ritrovare
palazzi e case
un imbarazzante
tappeto o a un elegante
fescennino
e i Coribanti danzando
per attutire il tonfo più del cuscino
compagni e voli
d’allodole e d’usignoli
e sopra la cupola
un ex-voto camuffato da gamba o gruccia
con sotto il calcagno l’aluccia.