L'eccitazione, fremente,
mi assale.
Musa maliarda che all'estro del vizio
mi vota.
Potrei fermare il tempo e ripetere quest'istante
all'infinito.
Piacere raffinato che da me cola,
t'invade le fauci.
Sporcare le mie pallide e sontuose forme
di te.
Il mio cruento libertinaggio asseconda
la notte
mater terribilis
a cui il mio cuore regalo.
Tu mi tocchi come forse farebbe dio in persona.
Io non mi sazio mai, famelica belva
dalle vene ebbre.
E voglio carne, ancora più carne,
per questo ventre che non si quieta.
Una moltitudine infinita d'amanti che le mie pallide e sontuose forme
sporcano.
Mangiami, divorami.
Proprio là dove son più tenera.
Perché io non ne ho mai abbastanza.
- Attualmente 3.5/5 meriti.
3,5/5 meriti (2 voti)