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Pubblicata il 28/10/2009
Per lasciarmi guidare fino a te
imparai l’alfabeto dei delfini
e sconfiggere silenzi di fondali.
Digitai parole su tastiere di onde.
Emisi sibili sottili
come veline di sguardi,
fino a giungere al trono del tuo abisso.
Con candide mani
deposi ai tuoi piedi
ghirlande di corallo,
ti coronai con fiori di madreperla
ti dipinsi il petto coi colori della passione.
Ti adornai i lobi con turgide ciliegie
le tue nudità avvolsi con velabri di sospiri.
Appresi alfine la dialettica del mare
quando vaneggia di vesti adamantine
che la sua liquida forma non trattiene.

Sono sognato e delirio ricorrente
sopra il quale ho spalmato carezze solitarie.

Figlia di Fidia
scolpisco ogni notte la tua ombra.
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Stupendi questi versi, Anna, li ho letti con molto piacere ed ho apprezzato le belle metafore inserite.
Complimenti.
Ciao, helan

il 28/10/2009 alle 08:39

bei versi che fanno tuo il linguaggio del mare per raggiungere un cuore che si ama.
non servono marmi per scolpire un'ombra , ma solo la sensibità che ti caratterizza, novella figlia di fidia!
un abbraccio
lili

il 28/10/2009 alle 12:54

Concordo anch'io bella poesia e belle metafore....
Complimenti
Fabio

il 28/10/2009 alle 21:08

Se avessi l'abilità di Fidia anch'io
ti scolpirei i miei complimenti
su prezioso marmo.
grazie Anna

il 29/10/2009 alle 14:09