Ci sono presenze
che vanno e vengono, assenze
che si mantengono inalterate, chiavi
che si perdono, lucchetti che tengono
le vite a posto e serrature
che io non conosco.
Eppure tutto questo serve a organizzare un discorso
sulla fragilità, su quanto è stato nascosto
nel nostro percorso, a riconoscere
di non conoscerci
nell’enigma nero del corvo
o nelle buone influenze
dei canali tra cielo e mente.
Tra parola ignota e formula
tra formalità e forma
che gronda
elisir di miti
di giovinezza eterna
covo il pensiero di come l’avrebbe ritoccata Rembrandt
quasi bastasse a ammettere che non moriremo per sempre.