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Pubblicata il 07/10/2009
Folle il desiderio
dentro le vene turgide scese,
guardai come foglie, i veli cadere,
Dea ribelle,
donna appassionata:
mia Salomè!
M’inebriai nella danza,
forte più del vino
la tua carne di seta
m’accese intero.
Prigioniere delle tue mani
i miei capelli, le labbra.
il petto, i miei pensieri,
l’incavo dell’inguine,
le mie parole gridate
che ti chiamavano dal sogno:
Eccomi!
Eccomi amore,
ti aspettavo dall’eternità,
purificami con lava incandescente,
e trasforma il magma in oro puro.
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finalmente ti riconosco nella tua vena poetica più congeniale...bentornato manuelito.

il 07/10/2009 alle 16:44

Bentrovata, Anna. Hai ragione nel dire che questa è la mia vena più congeniale. Descrivo la parte più impulsiva di me. Un abbraccio, Fabio.

il 07/10/2009 alle 21:37