Piccole ore trascorrono lente.
Rumoreggia il fondo metropolitano.
Sul bagliore di un canto remoto
appare nitida l’dea del sé:
vuoto sentire, pieno di un qualche dolore
di cui è mistero persino conoscere il nome,
lì dove muta si arresta la mente inabile
e sparuto conforto si spande la parola:
noia.