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Pubblicata il 08/09/2009
Giostra la notte i fili che ha spezzato
li tende e li allarga come ali di falco che cerchi
il suo amore perduto nella schiuma della tempesta
le sue rapide onde nere di passi lontani
riecheggiano lungo il perimetro della fine del mondo
che traccia finestre e muri di granito
tra chi piange e chi ride
Creature mai nate
dai capelli fiammeggianti di neon
lamentano il cielo d’inverno che rotola sulle strade
ombre senza età lebbrosi sgocciolanti sull’infinito
santi al mercurio senza preghiere
ubriachi di calce e di stelle annegate
si tagliano i polsi con coltelli di rose
preparano a se stessi il crudele abbandono d’una vergine morte
che l’ebano silenzioso del crocifisso non abbraccia
ma solo una tomba incrostata del sale d’un pianto
che rapprende come il destino
cane da caccia che sbrana la pietà
sorprende con un sorriso al limitare del nulla ultima sorte
Quest’aria di commercio e di lutto
rispolvera i manichini spezzati che giacciono sulle vie aspettando la pioggia
e rende ancora più livido l’antico dolore dell’uomo incatenato ad uno scoglio
che offre al mare il suo olocausto fumoso
ed a banche imbiancate uccelli rapaci che scavano solchi d’aratro con i loro becchi di meteorologia e cabala
sul suo cuore aperto ad ombrello ad accogliere lo schianto
d’un fulmine arterioso sulla sua carne grigia
che ancora non ha deciso
che tipo di creazione scegliere
Se porgere la gola ai baratti del tempo
che affettano insieme menzogne e cadaveri imbellettati di zolfo
marciti con radici di placenta strette ancora
intorno ai colli macchiati dell’ombra dello stupro
o semplicemente aspettare in silenzio
tra le granate e i seppellimenti brumosi che struggono il giorno
l’arrivo d’una luna teneramente lesbica
e solitaria
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