I sintomi sono chiari.
La capretta manca, ma i somari
belano alla destra di Dio. Le comari,
occhi sgranati su argomenti amari
o acidi, sfogliano i rotocalchi vari
per compulsare impulsive astri binari
come le Pleiadi. Che sono dispari
non lo sanno tutti, ma i proletari
lo sospettano e agiscono da veri corsari
nell’arrembaggio, cioè le palpeggiano in vari
modi, più o meno profondi, dimenticano i cari-
vita e il fianco destro avanza come se gli Avari
e le fantesche non entrassero nei particolari
noti invece a Cesare - cui non sfuggono questi volgari
dettagli, ma sublimati da una torretta. Finiti i preliminari
e venuti al problema dei patti chiari
l’amicizia lunga non ne vuole sapere nulla di orari
corti e di scale mobili. Che scrupoli non necessari
hanno i morti. Quando scene simili si congelano nei documentari
solo la mescola dei materiali fa sì che il quadretto vari
Wharol. Lo sanno monti e mari
che lassù si scherza. Se non si aggrottano i notiziari
la terra non fa una piega. I calamari
giganti riposano con la pantera, lupo e agnello sono compari
alla torpedine elettrica. In rossi filari scolari e labari.
L’insegna balbetta di colui che viene e negli ossari
la vita freme. Pochi o nulla gli spari.
Qualche idea arretrata concepisce ancora destini bari
e sparirisce in animaletti più tutelari
come antenati sociali o orsetti socievoli. Nei momenti amari
ci raduniamo al desco e ricordiamo i cari.
L’idea è morta. Viva l’idea! Ma che nessuno impari
dagli errori fa parte delle ripetizioni. Vale per noi zingari
come per gli astri e le materie stellari. Ci sono esempi di straordinari
pascoli anche in cielo, dove si fondono tutti i contrari
e dove il tempo, incontrandosi, non ci riconosce pari.
Perché allora considerare emissari
di giudici millenari i grilli parlanti che razzolano nei nostri diari
di bordo, in una predica dove meteore e impatti sono i rimedi ordinari?