PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 03/09/2002
Sguardo errente verso la montagna,
la si vede oltre il bosco.
Incombe e cattura l'occhio
e il desiderio di avvicinarsi,
e sentirsi prepotente.
Avvolta dalla nebbia,
anche se è battuta dalla pioggia,
ci attrae,
ci chiama,
con vaghi pensieri ci sio addentra
tra gli alberi,
per un sentiero segreto,
un percorso stretto e scosceso.
Si affronta l'intrico di piante indifesi,
il mio animo timoroso,
attento verso tutte le incertezze,
le sensazioni sottili ma profondi,
fasci di luce che mi lasciano
tanto mistero.
Desiste,
pericoli immaginari,
sento il canto e il linguaggio
in quello che appare silenzioso,
percepisco i profumi intensi con gli occhi
sbarrati impauriti,
ne vedo i rumori con orecchio pronto,
con naso gli odori più lievi ma intensi.
Per diversi sentieri arrivo lontano,
sola difronte ai primi approcci,
le paure,
le ombre,
desiderando la vetta verso l'azzurro
del cielo.
Affronto con il naso in su,
quella parte di roccia,
e il tempo e la fatica non saranno
che il prezzo atteso e cercato
per il raggiungimento della meta.
Le pareti tapezzate di verde
che primavera e autunni avevano
reso meravigliosi illeggibili.
Le grandi pioggie che la vevano fatta
tremare e tossire nelle notti più freddi,
gli alberi non erano gli stessi
che risvegliavano i germi sepolti
nella terra per sospingerli verso l'alto.
Camminare andare avanti,
inoltrarsi nei sentieri boschivi
e attraversare le valli,
costeggiare i bordi dei campi coltivati,
attenta a non danneggiare anche il più piccolo
essere.
Su quell'arida terra il sole striscia
sulle pietre come una serpe,
una rosea tristezza ne colora la
sera che marcisce la grande luce,
lentamente muore.
Piena sorge la luna,
attorno all'aria si muovono in danza
l'erba fiorita.
Non più stelle,
nella notte,
ora la luna piena risplende in cielo
e inonda la terra con il suo chiarore.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutto quell'aspra sera,
non resta che un dolce singulto nell'umida notte.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorrono una gioia leggera,
l'aria non ha più colore.
Il cielo sopra le vette,
dure pallide notte,
la terra ha chiuso il suo cuore.
Sopra il cristallo del lago
è un muto trascorrere vago di tremule oscurità.
Poi il vento enorme ventaglia
che le nubi sfiocca per un sogno celeste.
Ora perplessa,
brividi d'una vita che fugge
come acqua tra le dita
inafferati eventi.
Ombre,
commoventi dalle cose malforme della terra,
ogni essenza esploro,
respirando una dolce aria che scioglie
le dure zolle.
Natura,
varia nè suoi portenti,
la privilegia sopra i viventi,
albeggia di un rosso languente
l'aria celeste,
e sulla testa bionda la fa regina
ad ogni dolce mattina.
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