PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 01/09/2002

Trascorrono gli aranci lungo i campi
e i fichi d'India sui muretti a secco.
L'estate canta con voce di mare,
parole antiche suonano nei templi
dove sgozzavano innocenti vittime.

Della sacerdotessa non rimangono
neppure le ossa ma l'ho vista ergersi
tra le colonne, levare le braccia
al cielo azzurro nel tempio di Zeus.
Con lei invoco gli dei e grido "Evoè".

Ma il telamone giace nella sabbia,
corroso dai secoli e dalle piogge,
dal vento caldo del Mediterraneo:
mi dice che il tempo inesorabile
corre e trasforma ogni cosa in polvere.
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E' bella. Le immagini che giungono dal passato, dalle nostre radici, hanno una forza che può tramutarsi in poesia. Nel tuo caso ci sei ben riuscito.
Andrea.

il 01/09/2002 alle 21:19

Ti ringrazio. Sono sensazioni che ho provato in quei luoghi, forse derivano dall'ammirazione per i classici latini e greci, forse era solo lo splendore del mese di maggio, del mare turchino in lontananza dietro i templi.

il 02/09/2002 alle 20:08