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Pubblicata il 17/06/2009
Il cielo autunnale prescrive la morte
per guarire da ogni male,
non vedi?
Sperduto in una città ostile o sepolto
tra un'ossessione e la sua condanna,
continui a cantare sperando che basti
a saziare quel mostro colmo di pioggia
che spalanca le fauci buie
come un vasto inferno,
e nella notte dove l'eco della tua voce si perde
cerchi una dolce sorella, che non verrà.
Canterai fino all'alba, e forse anche oltre,
mentre nessuno ascolta,
e la furia di chi passa ti aspetterà
quando il tuo canto, la tua vita, sarà un fragile
meccanismo agonizzante:
a quel canto giureranno eterna vendetta.
E allora sputeranno fuori il loro veleno, e da grigie mani
verseranno come in un sogno il loro folle rimedio
sopra le tue palpebre afferrate da spilli.
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Visiva e visionaria, fragilissima come la vita, esuberante nel bel lessico tagliente e asciutto, godibile proprio come uno splendido blues. Apprezzata.
Saluti. max

il 18/06/2009 alle 11:01