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Pubblicata il 07/04/2009
Basta così
ho messo
a bruciare
la legna spaccata cogli anni

è ora di alzarsi
dalla poltrona di scriba,
di vegliare le notti
perché anche le notti
hanno bisogno
di qualcuno che le assista

e’ ora di lasciare liberi i polsi
e permettere che questi miei lacci
rigonfino le vene del silenzio

e’ora di estinguere dagli occhi
d’infantili confessori,
quel volto di ragazzo sperduto
e sognante,
di lavorare l’argilla a mani nude,
di flettere le pietre più dure.


L’ora d’invertire
il senso che essere uomini,
sia questa rozza trottola
che noi lanciamo per primi e che infine tocca
solo gli altri.
La sfatta società dei contrari, dei falsi uguali
plaude il lanciatore
per la sua abilità
nell’arrivare lontano con gesti e parole;
colui che si ferma una prima volta a cogliere gli applausi, da essi farà dipendere la gittata di ogni suo lancio, distorcendone così la corsa spontanea.
E' il rito che capovolge i piani naturali;
la reale possibilità di ogni interiorità degrada come un ramo di foglie avvizzite,
ciò che è vicino diviene improbo raggiungerlo e sconveniente,
e quello che è appena uno scalino su cui poggiare il piede si fa misura del valore d’ogni passo
che un uomo intratterrà con gli altri,
e poco importa i fantasmi di quale perdita
in seguito lo infesteranno.

Io adesso emergo come l’erba
che si fa più vivida e alta,
quella mattina che nessuno più se ne avvede,
e ci passa sopra con noncuranza.

E questo scritto verrà a riempire
il posto di un’etichetta fra le tante,
tutt’al più forse guardato
con l’occhio malcelato
che avverte una nuvola più nera,
nel biancore circostante.

Ciò nonostante è l’ultimo anagramma
che compone il mio pensiero;
io lo lascio qui,
come un nunzio dalla bruta andatura,
le pupille sfregiate, le labbra cucite per non parlare,
mandato a condurre a qualcuno l’abito
che un signore gli ha attaccato
indosso con questo cartellino;

“Indossalo anche solo per una sera,
tu che passi e che pensi di vederci bene;
giungerai storpio a casa,
gli occhi s’induriranno,
la lingua quando dovrà parlare,
sanguinerà per lo strappo
dei punti che la tengono conchiusa.
L’Uomo è questo corpo caduto,
spirito di mente libera,
che non si è trasfusa nel cuore.
E tu adesso, scegli, non indugiare;
prendi la mia veste o vattene via.”
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un grido per mettere in piena luce il tuo vero essere ,lo era anche prima caro fra ,cambia l'uomo ,l'erba è sempre erba ma ogni anno ha la sua data ,bravissimo ,perchè è un tuo canto ma lo scampanio è dell'universo e mi ci specchio anche se in altra veste in quel tuo spirito di mente libera ,sempre un caro abbraccio ,cate

il 08/04/2009 alle 19:06

azz....come ho potuto non leggerti prima?.....mea maxima culpa.... ma le perle sono spesso nascoste.....ci metterò tempo ma dovrò leggerti per intero....
Con grande stima

il 04/09/2009 alle 23:48

fai pure, ma ti ricordo che non è oro tutto ciò che luccica...ricambio la stima francesco

il 05/09/2009 alle 00:06