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Pubblicata il 02/04/2009
Come specchio d’altra luce vestito
rendo l’emozione di chi dentro
conobbe gli ambienti cupi e ombrosi
Che otturano e soffocano
il quanto mai invocato respiro.

Ma che conobbe se non miseria e
Morte, rovina di un’antica vita
Che abbandonò con il tuo fine
L’esistenza alle possibili ombre
E alle sicure angosce di chi
luce ancora sicuro non vede?

In me quindi consiste l’infinito giorno
Ch’animo altrui non conosce se non
In tumulto il silenzio di chi sa
Che troppo in giovane spazio non può.

Perché tace lo sguardo una lingua
Nascosta nuova ampia e fonda
e chi la conosce è quel che soffre
ma quel che soffre mai la parlò.

Cosi la voglia che di vita io posso
Crudelmente nel buio frange
E si cala profonda là dove
Nella polvere lentamente,
nostalgica e ultima luce
in pietoso e ansioso silenzio
muore.
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