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Pubblicata il 23/03/2009
Il pittore e le sue tavole;
impasti di rossi, di gialli e di blu.
E una tela che egli non volta, vuota
come l'abbandono, dice,
informe come un giardino dimesso.

Siedo su uno sgabello
alla sua destra, su cui un tempo
riceveva visite di donne e uomini;
"Venivano a flotte, sai.
Scioglievo i loro dubbi e poi li facevo posare.
Facevo un ritratto a ciascuno,
raccomandando di non andare a nasconderlo
in soffitta, di appenderlo invece
sulle pareti della stanza più curata,
di insistere, riguardandolo, su ciò che mi dissero
la prima volta che glielo mostrai compiuto;
"Questo sono io".
E a quel punto, di tornare nuovamente da me".
Il pittore s'interrompe; prepara un sigaro, mi porge un caffé.
"Sono più tornati?"
"Macchè! Da quando hanno costruito strade
e ponti, collegato le loro città con il cielo e con i mari,
si sono persi tutti. Che vuoi farci!"
"E lei non si è vendicato?"
"Vendicato? Sono un pittore, raffiguro idee che ho nella testa,
di cosa dovrei vendicarmi?
Io spendo il tempo a ricreare visuali da questa mia vallata,
a dipingere il planare degli uccelli al tramonto,
a imprimere nel moto dei pesci, la corrente delle acque".

E' notte inoltrata; dei lampioncini accesisi sui rami velano d'oro
gli orizzonti.
"Vedi, io non mi posso riposare.
Il buio è portatore di una luce più importante".

Voci mischiate a fumi cilestrini
invadono ogni lato della vallata.
"Qualcuno la sta invocando".
"Ti sbagli, non invocano me, ciascuno di loro invoca un nome.
La loro fede si regge sui nomi, sulle definizioni
che si demandano l'un l'altro, come fra compagni di scuola.
Affollano chiese,moschee, sinagoghe,
luoghi eretti su blocchi claudicanti di parole.
All'origine era tutto un perspicuo marmo bianco;
poi, con sfilze di punteruoli,
hanno preferito spartirsi la pietra e scriverci sopra".


"Cosa ha raffigurato in quella tela? Perché l’ha girata?"
Egli appare stanco, ma sono soltanto i miei occhi
a tentare di chiudersi.
"Giacché stai per tornartene, te la voglio mostrare.
Questi sono i fiordalisi,
corolle d’inarrivabile splendore.
Ma il loro germoglio è una
lunga battaglia.
Alcuni di essi troppo presto si sono eletti
a capi di varie famiglie;
e ora smuovono croci come sonagli,
vegliano teste appese su candelabri;
"Fiordalisi,a morire!
Fiordalisi, pentitevi!
Fiordalisi, passate dalla nostra regione!"

Costoro vanno sproloquiando del bel sole,
ora ampliando la lacrima del povero
che non sapeva d'esserlo,
ora profittando della cecità del ricco.
Gettano sentenze su incensi a diradare
le spirali di coscienza;
dunque c'è il giusto, c'è l'errore,
l'amicizia desiderata che non è bene,
quella non voluta che però non è un male;
bontà della virtù, bontà anche nei vizi,
terre da ingrassare con l'amor proprio,
paradisi di pene, inferni di necessità".

"Eppure i fiordalisi ridono soddisfatti”.
"E’ per questo che non volto mai la tela.
Questi sorrisi sono il mio sonno".
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è bella ed esprime un el concetto, ma forse potevi sintetizzare di più
sempre un piacere Frà

il 24/03/2009 alle 07:53

forse...ciao lù, è un piacere anche per me, frà

il 24/03/2009 alle 10:02