PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/03/2009
Il Corso Giusani mi culla
su braccia già grevi
e nodose.
Indossa lenti pastrani,
che gonfiano gli uomini
di pacche e doveri.
Donnette attaccate ai balconi
assistono al traffico,
fino a che è ora di cucinare.
Un auto esala fumi nella notte,
e la mattina tutti contano
le nuvole.
Il bar al centoventi
pure questo mese
cambia padrone.

L’hanno trovata a panciasotto
sull’androne,
la puttana dei millefiori.
Dicono preferisse la rosa bianca
al girasole.
Il prete della parrocchia
ne ha il pulpito ricolmo.

Qualche militare avanza
a piè disordinato,
e va chiedendo del pusher
della zona.
Gli apre un gioielliere
dal deserto delle vetrine.

Uno degli oligarchi
si è spento serenamente,
nella sua breccia a pianterreno;
corone, abito scuro e visite
di persona.
Non ci vanno più i ragazzini;
soltanto sbarbati signorini
che vogliono rispetto,
modellini di donne
che ammiccano alle più grandi.

Il digrigno di Alfonso lo sdentato
mi suona come un saluto;
ciao, gli faccio, e a un tempo
ho salutato tutto.

Urto due, tre cassonetti
zeppi di vesti usurate,
di giocattoli che non servono più.
A una svolta la strada si
fa ampia e rassodata;
come se nulla fosse stato,
dentro a questa ciminiera.
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splendida ,quadro autografato ,ciao un abbraccio cate

il 21/03/2009 alle 14:18