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Pubblicata il 06/03/2009
Narra la leggenda che,
unico amico,
venne in soccorso
al primo senso
del pudore,
offrendo le sue grandi,
forti foglie,
il fico.
Non giudicò
se fosse
l'empio o l'eroe,
ma consolò il dolore
dell'esule inccolpevole
all'ombra odorosa
del suo manto.
Pianse
madide gocce
condense di giada
e porse a
l'Uomo
il frutto greve
del suo dispiacimento.

Egli lo colse,
lo spogliò
del verde panno,
spartì quel pane bianco
in due metà
simmetriche ed opposte,
due lacrime composte
di teneri grani
macerati dentro
il lattemiele denso
del silenzio.
E quando morse
la tenera polpa,
rossa,
crepitante,
fu sopraffatto
da un piacere inaspettato.

Un bacio.
Dulcore di melassa
raggrumata in muto
alfabeto,
sapore dolcissimo
di amore trasfuso
in nutrimento,
colmò il vuoto
di ciò che era perduto.
Sì che la pena
fu più dolce
del peccato.
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bella e intensa ciao

il 06/03/2009 alle 16:47

Sono lieta che ti sia piaciuta.
Grazie, Maestro.

il 07/03/2009 alle 10:28

Un ode/racconto che incanta il lettore.
Fabio

il 05/08/2009 alle 21:48

Letta a distanza di tempo mi ri_emoziona. E' nelle mie preferite.

il 04/09/2021 alle 11:31