PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 25/08/2002




Forse sarò l’unico, è strano a spiegare,
che faccio la naia da solo
dentro a una stanza, seduto a un tavolo.
Un circolo coi biliardi il bar e le carte
un solo uomo a comandare me e il mio compagno;
ad Agosto si chiude e tutti sono a casa
chi può se n’è andato
ed io aspetto che scorrano le ore.
Dovrei sentirmi fortunato, ho dei libri e la carta
un letto sempre sfatto e due armadietti,
tanta libertà al confronto di altri.
Ma li sento che bevono a un bar
qualche birra e che parlano e ridono insieme,
che trascorrono i giorni dicendo ai più nuovi
le storie che hanno fatto e si inventano giochi,
tradizione per passatempo e leggi contro la noia.
Qua è come se fossi a casa mia
chiuso dentro a fissare le pareti
se spengo televisore e ventilatore
il silenzio si ingrossa fino ad assordarmi.

Non voglio pensare al gioco delle somme
dove quello che non hai è altro che puoi toccare,
è una trottola che sbatte alle pareti
la fortuna non l’ho mai conosciuta
il peggio può ancora capitare
ho paura ad apprezzare ciò che ho intorno.

Quando tutto sarà finito potrò dire che mi è passata
e piangerò il tempo sprecato e penserò ch’era vacanza;
ma alla fine per chiunque è stato bello,
c’è chi ha pianto per gli amici che ha perduto:
chissà se io piangerò per questo tavolo
dove adesso scrivo sudando.
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