Ma si, facciamo i poeti!
Tanto vale essere schietti.
O m’impiego in un call center,
o mi assestano il calcio giusto;
oppure, ascolto la pulce che ho nell’orecchio,
e la seguo passo-passo.
Io che a stento uso il cellulare, che non ho calci da farmi dare, non mi resta che poetare!
Ci sono tante scuderie pronte a insegnarmi
ognuno tiene un vessillo di gran considerazione!
Al galoppo salgono fantini
che gareggiano con il sole,
che sbraitano alla luna,
che arricciano le onde del mare,
che confessano infamie e dolori,
per non parlare dei loro amori…
Sono pronto, divino cantore:
Dunque, ricapitoliamo:
“Musa, quell’uomo senza ritegno,
dimmi, che molto ingrassò, poiché si è ingozzato
in Ebron di grasse vacche”.
Signor Omero, come le pare?
Lei è cieco? E da quando?
Vabbè ho capito, divo mentitore,
risparmiati la scenata; me ne vado, non sono gradito.
Il mio nuovo docente, tale Alighieri, racconta di essersi trovato in una selva oscura e d’esserne uscito con una divina maestria; mi ha detto d’immaginarmi in una selva uguale alla sua, e non esitare a scriverne;
“Ed ecco, quasi a cominciar della partita,
la moglie nerboruta s’incazzò,
che col frustino in mano s’era sveltita;
non gli si toglieva di pieno volto,
che quando giunse poi col suo bimbino,
egli scese al bar, già bello e’cotto.”
Avrei pensato al titolo “Commedia Familiare”
No, che alla moglie non do il nome di Beatrice, nè il marito si chiamerà Virgilio!Se non lo fa mi manda in esilio?Sa che le dico? Viva Ciacco e i suoi fratelli!
Sig.Leopardi, è permesso? Comodo, stia comodo, s’immagini. Vuole una coperta da mettere sulle ginocchia? So benissimo quanto la sua siepe la intrattenga.
Sarò breve; “Dalla finestra del tuo sesto piano, studente casinaro, fino alla mia porta suonando vai, finché non viene il giorno;”
Non va bene Sig.Leopardi? Non si alzi, so dove la porta, Resti pure a contemplare in eterno, volevo dire, finché vuole.
Scusi signora, se sapevo che il dottor D’annunzio era impegnato, sarei tornato domani, o doman l’altro.
Sta combattendo, dice? Ah, sta giocando a Risiko, mi credevo. No grazie, aspetto qui; le dia questo foglietto.Attendo risposta:
“Silvio, andiamo. E’ tempo di scappare. Oggi in terra di Sicilia, i giovani non lavorano manco a farsi raccomandare!”
Ha detto che non ci siamo, vero? Capisco. No, non sono interessato all’impresa di Belgrado, ho una tallonite cronica,grazie.
Forza e coraggio Charles! Devi vomitare di nuovo?
Qui, nell’hall del Ritz, Charles?
Andiamo via, allora.
No Charles, non voglio farmi di oppio e non dovresti farlo neanche tu. Voglio soltanto che adesso mi stai a sentire; dunque:
“Sovente, senza rispetto, gli automobilisti mi lanciano certe ingiurie, grosse parolacce che mi ripetono, insistenti compagne di tragitto, anche gli altri che mi suonano di fianco.”
Charles, ma ti sembra questo il momento di denudare
madame Duval? No, non voglio fare il terzo che fa comodo. E per l’ultima volta, non oppiarmi in faccia!”
Mr.Shakespeare, please; gli dica che ho qui con me gli abbozzi di “Cado a una convention in piena estate” e “Obama”.
Ma no lo sturafogne, l’altro, il poeta e commediografo. Benissimo.
Che significa che è solo uno pseudonimo?
E tutte le sue opere chi l’ha scritte? Un gruppo di aristocratici in disgrazia e sputafuochi di strada.
Ma scusi,non vorrà farmi credere che Romeo e Giulietta l’ha scritto quel nano sui trampoli affetto da dissenteria…
Ah, lui afferma che ne ha scritte anche di meglio. No, grazie non lascio detto niente. Ma è così difficile avere una camomilla alle cinque del pomeriggio?
Sono a casa e sono esausto.
A casa Foscolo erano in lutto per Giovanni, e non mi hanno potuto ricevere;
Guido Gozzano non mi risponde; la portinaia dice che passa le vacanze della signorina Felicita;
Sono arrivato fino a Trieste, una bora che non ci si crede, e Umberto mi ha preso a braccetto e mi ha fatto girare tutta la città, l’erta, il muricciolo e i ragazzacci che escono di scuola.
Montale che si è messo a spremere limoni e a lanciare ossa di seppia al cane, e mi ha lasciato in un angolo a fare su e giù sull’altalena.
Mi sa che non diventerò mai un poeta!
Hanno bussato? Chi è a quest’ora?
“Sono Filippo Tommaso.”
“Che siete in due?”
“No, stupido, Marinetti, il futurista; sbrigati che ho l’auto in doppia fila.”
“Vabbene, Supercar, ma l’ascensore è rotto.”
“Ho saputo che cerchi un mentore che ti faccia da guida.”
“Sei fissato con sta guida!Comunque, si.”
“Congratulazioni.”
“Perché, mi hanno pubblicato?”
“Ma no hai trovato il tuo mentore, che t’insegnerà l’unica regola da seguire; parole in libertà! Così si diventa poeti, lasciali perdere quegli altri che ancora vanno in giro in risciò.”
“Parole in libertà, eh?”
“Si capisce; abbattiamo i vincoli, le strutture, largo al progresso, al futuro! Che ce ne importa più degli Omero, degli Orazio, bisogna correre, correre; flic flac zing zing sciaaack… vampe
vampe vampe
vampe vampe”
“Si, ok ho afferrato il concetto, non c’è bisogno che ti attacchi ai lampadari, ti dico che ho capito. Proviamo allora;
Qui qua quo, linus maga magò
bim bum bam oui ge suì
zigghezageticchetac
ohi ahi ouè
donna cavallo e re
bin la dén
ho chi minh
i black block
bart simp son
biea biebabe bieibabebi
bieobabebibò bieùbubabebibobu!”
“Bravo, si ci sei. Che titolo gli dai?”
“Senza titolo, che ci frega!”
“Questo è lo spirito!
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