Casta Pallade
Siamo arrivati al punto in cui
sapienti non si ritengono se non coloro
che attendono al sapere per prezzo,
sicché possiamo vedere la casta Pallade,
tutrice della saggezza e dell’onniscienza,
inviata fra gli uomini per dono divino,
cacciata, fischiata, sanguinante e derisa.
Non ha più chi l’ami, chi l’aiuti,
a meno che prostituendosi
e traendo guadagno dalla violata verginità,
non rechi al forziere dell’amante
il mal’ottenuto vil denaro.
Allora,
in groppa al rimpianto
e cavalcando dune di dolore,
nomadi eppur casti pensieri
nella speranza di ritrovare l’oasi
delle antiche pudiche illusioni,
tra sbiadite immagini dolorose,
la giovine casta affonda
tra sabbie mobili dell’ignoto
ove canta civetta assieme a gallo,
quello stesso che Socrate morituro
ad Esculapio confidò speranzoso
il congiungimento alla divinità
grazie al canto albeggiante,
nell’aurora di palladiana speranza.