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Pubblicata il 30/01/2009
Aggrappata su ernia di terra
maestosa dominava la valle una vecchia quercia,
corteccia a pelle di coccodrillo ferito,
-I lunghi rami dalla cima che sfidava il cielo
s’inarcavano al suolo,obbligando inchini
a chi s’addentrava in abbraccio di frescura
cupa mai doma al sole incarognito di mezzogiorno
-A primavera,diveniva condominio affollato d’animali,
festanti in svariati canti ritmati da salti
e batter d’ali,allerta di gatti e bimbi
che percepivano la fine del rigore d’inverno
e l’apertura a giochi vagabondi,di libertà
mentre per gli anziani era biblioteca e con mano
a taglio di fronte archiviavano nelle gemme un altro anno
-Ne aveva contati di secoli la vecchia quercia
e chissà quanti umori di esseri catapultati al mondo
senza che l’avessero chiesto e delusi
del gioco baro della vita, costretti al dovere
d’andare fino in fondo,sapendo che il traguardo
era severa punizione ma lei sempre pronta a confortare
con la sua ombra,oppure con fruscìo a incoraggiare
timidi amori inceppati a far partire il primo bacio
-Ne Aveva sfidate di tempeste e fulmini
dei quali portava fiera indelebili segni,
era stata rifugio e aeroporto di partenze di migranti
e quanti arrivederci, croci al cielo divenuti addii
-Un giorno sentii una motosega e poco dopo enorme tonfo,
morì l’ultimo testimone d’infinite storie mai dette
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Da:Avanguardie Irriverenti
www.santhers.com
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versione corretta
VECCHIA QUERCIA
Aggrappata su ernia di terra tumefatta
maestosa dominava la valle una vecchia quercia,
corteccia a pelle di coccodrillo ferito,
tronco come obeso che ritrae a stretta di cinghia
pancia allo specchio
-I lunghi rami muschiati, dalla cima che sfidava il cielo
s’inarcavano al suolo,obbligando inchini
a chi s’addentrava in abbraccio di frescura
cupa mai doma al sole incarognito di mezzogiorno
-A primavera,diveniva condominio affollato d’animali,
festanti in svariati canti ritmati da salti
e batter d’ali,allerta di gatti e bimbi
che percepivano la fine del rigore d’inverno
e l’apertura a giochi vagabondi,di libertà
mentre per gli anziani era biblioteca e con mano
a taglio di fronte archiviavano nelle gemme un altro anno
-Ne aveva contati di secoli la vecchia quercia
e chissà quanti umori di esseri catapultati al mondo
senza che l’avessero chiesto e delusi
del gioco baro della vita, costretti al dovere
d’andare fino in fondo,sapendo che il traguardo
era severa punizione ma lei sempre pronta a confortare
tutti con la sua ombra,oppure con fruscìo a incoraggiare
timidi amori inceppati a far partire il primo bacio
-Ne Aveva sfidate di tempeste e fulmini
dei quali portava fiera indelebili segni,
era stata rifugio e aeroporto di partenze di migranti
e quanti arrivederci, croci al cielo divenuti addii
-Un giorno sentii una motosega e poco dopo enorme tonfo,
morì l’ultimo testimone d’infinite storie mai dette
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Da:Avanguardie Irriverenti
www.santhers.com

il 30/01/2009 alle 19:11

è inutile affannarsi a mettere 1,io so quanto vale questa poesia l'ho pubblicata in altri 15 siti,per cui...la tengo qui come archivio e nulla mi scuote...amen

il 30/01/2009 alle 19:12