PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 18/01/2009
“Dai, Yorck, dimmi chi sono i poeti?”,
mi chiese un giorno una tenera bimbetta,
mentre un pigro sole scioglieva la neve
e noi giocavamo a rincorrerci nell’acqua.
“Sono molti e diversi”, le dissi con un sorriso.
“E di che cosa parlano, e come lo dicono?”
“Oh, parlano di molte cose, dell’amore,
del cielo, del fuoco, dell’orchidea e del mare
e lo dicono con le parole dell’animo…”.
“E sono felici i poeti, come gli uccelli?”
“Oh, sì, anche loro raccontano la gioia
cantando, proprio come le farafalle
la portano scritta a colori sulle loro ali”.
“Perché vuoi diventar poeta?”, le chiesi.
“Sì - rispose - ma solo se mi porti con te
sulle tue ali per volare sopra le nuvole”.
“Quali nuvole? Oggi il cielo è sereno”.
“Nel mio cielo - mi confessò - le nuvole
si sparpagliano come delle ombre cupi
e la pioggia non smette di cadere”…
La presi per mano, poi l’abbracciai,
sentendo il mio cuore battere più forte del suo,
fino a quando non smise di piangere,
mutando il suo cielo plumbeo con dolci parole.
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Jul

Trasmettere ai giovani significati è il compito di noi "vecchi". Un'immagine molto dolce e pregna di emozioni.
Ciao, Jul

il 18/01/2009 alle 13:57

Grazie Jul..Peraltro è una conversazione reale
con una bambina di 8 anni, che seguo come educatore.
Al che dal tuo commento hai capito tutto.
Un saluto
Yorck

il 18/01/2009 alle 14:19

Bravissimo a riportare uno stralcio della tua vita, qui. Ciao, Fabio.

il 18/01/2009 alle 14:29
ram

Essere capaci di sognare, sognare, sognare. I poeti rifuggono dal dolore provocato da altri. Sognano per trasmettere parole d' amore e speranza. Qualche volta siamo anche un po pagliacci. Bella come sempre, questa volta il tuo componimento è molto diretto, quasi palpabile.
Ciao ram

il 18/01/2009 alle 14:38

Caro Yorck, questo tuo contatto con la bambina, con la sua innocenza è veramente commovente. Nella delicatezza del dialogo, nella serenità dell'esposizione si gode veramente tutto il piacere di leggere di leggere una poesia con la A maiuscola. Non mi dilungo ulteriormente ma sai già che il mio apprezzamento va oltre le parole che ti scrivo. Un carissimo saluto. Giorgio

il 18/01/2009 alle 15:33

chi consola un bimbo ha cuore sensibile degno di un poeta che guarda in alto ,piaciuta ,ciao cate

il 18/01/2009 alle 18:04

Riesco a vederti...in questa reale favola di vita quotidiana.
Bel messaggio.
ciao Yorck
ste

il 18/01/2009 alle 18:29

Ci ho provato. Grazie mille. Ciao Fabio
Yorck

il 18/01/2009 alle 20:09

Il tuo commento mi dà da pensare, mi servirà di spunto di riflessione sulla poesia e i poeti.
Un salutone
Yorck

il 18/01/2009 alle 20:11

Sì, Giorgio, dal tuo commento percepisco anche quell' "oltre le parole" che non hai scritto. Grazie davvero.
Un saluto caro
Yorck

il 18/01/2009 alle 20:13

Grazie cate, in effetti vivo anche nella speranza di consolare
chi consolazioni non trova perché magari non ha nessuno
lì accanto ad invitare al volo...
Un caro saluto
Yorck

il 18/01/2009 alle 20:15

Guardami...ho una voglia di volare e di far volare
proprio come tu hai voglia, con le tue poesie, di far sognare.
Ciao Klavier
Ste

il 18/01/2009 alle 20:18

Ho letto e riletto più di una volta questa poesia e
mi è piaciuta ogni volta di più. Sono rimasta senza
parole ed ho ammirato la tua bravura, la tua sensibilità e la tua fantasia.
Un saluto
helan

il 18/01/2009 alle 21:51

Grazie helan per il tuo speciale commento,
ma penso che la gratitudine più gande che ho
nei tuoi confronti sta tutta nella mia alta ammirazione
per le tue poesie che mi affascinano incredibilmente.
A presto
Yorck

il 19/01/2009 alle 03:00

Anche a te, Alessandra, porgo i miei ringraziamenti
per un commento che è già poesia.
Un saluto
Yorck

il 19/01/2009 alle 03:03

"Oh, ma con i versi si fa ben poco, quando li si scrive troppo presto. Bisognerebbe aspettare e raccogliere senso e dolcezza per tutta una vita e meglio una lunga vita, e poi, proprio alla fine, forse si riuscirebbe poi a scrivere dieci righe che fossero buone. Poiché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si hanno già presto), sono esperienze. Per un solo verso si devono vedere molte città, uomini e cose, si devono conoscere gli animali, si deve sentire come gli uccelli volano, e sapere i gesti con cui i fiori si schiudono al mattino. Si deve poter ripensare a sentieri in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e a separazioni che si videro venire da lungi, a giorni d'infanzia che sono ancora inesplicati, ai genitori che eravamo costretti a mortificare quando ci porgevano una gioia e non la capivamo (era una gioia per altri), a malattie dell'infanzia che cominciavano in modo così strano con tante trasformazioni così profonde e gravi, a giorni in camere silenziose, raccolte, e a mattine sul mare, al mare, a mari, a notti di viaggio che passavano alte rumoreggianti e volavano con tutte le stelle, e non basta ancora poter pensare a tutto ciò. Si devono avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti, e di lievi, bianche puerpere addormentate che si richiudono. Ma anche presso i moribondi si deve essere stati, si deve essere rimasti presso i morti nella camera con la finestra aperta e i rumori che giungono a folate. E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino. Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.
Tutti i miei versi però sono nati diversamente, dunque non sono affatto versi.

R.M.Rilke I Quaderni di Malte Laurids Brigge"

ciao
lilli

il 19/01/2009 alle 14:45

Caspita! Apprezzo la cura che hai profuso nel commentare la mia poesia, anche se si tratta di un'autorevole poeta che apprezzo solo in parte, in quanto solo in parte condivido la sua concezione della poesia e del fare poesia.
Ti ringrazio per avermi riportato quel brano dei Quaderni, anche se non sono riuscito a cogliere pienamente il messaggio principale che, suppongo, tu avevi intenzione di mandarmi. In ciò ti confesso dunque una mia lacuna.
Ma ti voglio ricambiare il favore, riportandoti un brano che traggo dalle "Lettere a un giovane poeta", in cui emerge quel poco che condivido di Rilke, e proprio laddove scrive:

"Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri. E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non le rimarrebbe forse la sua infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi? Rivolga lì la sua attenzione. Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi".

E' un po' questo quello che ho fatto in questa mia poesia...

Mentre del brano che mi hai riportato tu emerge una visione quasi esclusivistica della poesia, come se a scriverle dovessero essere solo quelli che hanno vissuto...ma tu ben sai che i migliori poeti della storia scrivevavo poesia già a dieci anni, basta citare Goethe, per i tedeschi, Baudelarie per i francesi, e Leopardi per gli italiani, eccetera...
E comunque la concezione di Rilke è, a mio avviso, quasi saccheggiata da una visione non della poesia ma della filosofia del grande Aristotele. Egli infatti diceva: primum vivere, deinde philosophari...e condivido questo, in quanto per filosofare bisogna aver almeno vissuto un po', ma per scrivere poesia sono sufficienti il sentimento e le parole.
Questa almeno è la mia opinione.

Un caro saluto
Yorck

il 19/01/2009 alle 16:02

il pezzo che ti ho mandato non voleva assolutamete essere di critica alla tua tua poesia che ho letto con cura ed apprezzato , ma semplicemente riportarel'opinione di un grande poeta, più nella seconda parte della sua esistenza poetica( vedi Duineser Elegien) che nella prima. certo bisognerebbe discutere sul significato della parola poesia.Poesia è solamente sentimento e parole?Un dono degli dei? Allora si può fare poesie come faceva Goethe da bambino ( anche se preferisco Il Goethe adulto ) o Baudelaire o leopardi.Anche mozart componeva musica a cinque anni, ma era un genio.
Quasimodo diceva:La poesia non è una liberazione di emozioni, ma una fuga dalle emozioni; non è l'espressione di personalità, ma una fuga dalla personalità.Qual'è la verità? non lo so e penso non sia importante. Continuiamo, nel nostro piccolo, tentare di fare poesia è,forse, poesia.
un caro saluto
lilli

il 19/01/2009 alle 16:31

Forse ci siamo fraitesi...anzi no, a me non pare.
Lo so benissimo che la tua non era una critica,
e da quello che ti ho scritto non ho controbattutto
al tuo commento (di cui avrei voluto sapere il messaggio principale, ammettendoti che non l'ho
compreso),
ma alla concezione della poesia in Rilke che risulta
dal brano che mi hai riportato.
Se leggi bene la mia risposta non c'è una parola
che possa essere riferita ad una critica al tuo commento, ma al brano che mi hai riportato.
Se poi quello è il tuo commento per me in quanto
tu assumi la visione di Rilke allora possiamo dire
che sì, critico quella concezione e quella che tu assumi. Ecco tutto. Lilli. Ma questo non è un problema, dopotutto, è solo una questione di opinioni e al massimo di dialettica.
Io ho apprezzato molto il tuo impegno, e ti ho ricambiato,
facendolo in buona fede, per pura gratitudine.
Non per altro.
Ciao Lilli
Yorck

il 19/01/2009 alle 16:58

BELLISSIMA E COMMOVENTE TI APPREZZO MOLTO!! UN ABBRACCIO!!

il 20/01/2009 alle 11:28

Grazie per le tue parole di apprezzamento e di affetto.
Ricambio tutto.
Yorck

il 20/01/2009 alle 20:56