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Pubblicata il 12/01/2009
A volte vorrei che tu mi ascoltassi
così i miei versi picchiano come volo di falco
sui petali del tuo Amore,
gioielli, suoni d'arpe e cetre sul tuo bel viso di bimba,
sulla tua bocca che profuma di glicine.

Fuggono via i miei versi
ora non sono più miei, ma tuoi,
s'attorcigliano sul mio rugoso Dolore,
s'avvolgono profondamente sulla mia anima inquieta,
dolce e cruento tormento il suo ricordo.

I miei versi
che scappano dal mio fitto bosco di illusioni
prima di questo tuo sconvolgente sentimento
riempivano la mia solitudine,
accompagnavano la mia tristezza,
erano appesi testa in giù come scuri pipistrelli
ora invece sono rondini che tornano al nido
che trasportano gioie come fa il vento col polline,
non badare se sentirai l'urlo che scuote il Cielo
se sentirai altre sofferenze nella mia triste poesia,
non badare se vedrai lacrime diventare perle indurite,
se scorgerai un filo di sangue mai rappreso,
stammi vicino mia insistente e testarda campagna
non lasciarmi solo nell'orto degli ulivi,
vedi ora i miei versi vi vestono del tuo piccolo
e grande sentimento
un fiume di promesse e giuramenti che si scioglie
in questa nuova primavera di resurrezione.
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Poesia velata di malinconia ma si legge forse un filo di speranza.Come sempre bravo.Un affettuoso saluto.T

il 12/01/2009 alle 13:35


Molto belli i tuoi versi. Complimenti. Sei bravo.

Un saluto Helan

il 12/01/2009 alle 14:43

Qui ci sta in pieno un bel 5+!
Fondamentalmente lirica, e anche se forse raggiunge
punte oltremodo accorate (per i miei gusti, s'intende).
porta il lettore ad un rapporto stretto con i tuoi - o i suoi -
versi intrecciati dal tuo dolce e sgomentato amore.
Yorck

il 12/01/2009 alle 16:49