Vorrei tenerti dentro questo abbraccio,
protetto da un ritmico pulsare
che al respiro di Dio assomiglia.
Famelica solleverei il tuo cranio
che ad uno scrigno di rubini è similare
per fulgore del paradiso
e l'inferno sotto di me si spalanca
rovinoso di voglie da saziare.
Nel ventre si spalanca
quando mi tieni dentro questo mistico e sporco abbraccio
che al respiro di Dio assomiglia,
ti assaporo lubrica come vermiglio succo che nelle orecchie cola.
Lascerei che il sole s'incendiasse maledetto astro
e scoccasse i suoi dardi come lame incandescenti
a rapire l'occhio ceruleo d'una bimba dal profilo selvaggio.
E tu, amore mio,
spalancassi la mia bocca come nell'urlo più terrifico
a liberare polsi stanchi da pesanti catene.
Ti terrei stretto a me nell'ora più buia
quando sento crescermi dentro quella lenta ma squisita agonia,
una brama di scrigni di rubino da spalancare
come le rovinose voglie che scudisciano il mio ventre.
Una fame incredibile delle tue carni
che questo mio cannibale amore divora
perché maldestro ti tiene come una culla sollevato nell'aria
a sfidare angeli che si rivoltano.
Ti tiene dentro questo abbraccio,
protetto da un ritmico pulsare
che al respiro di Dio assomiglia.
Perché potentemente, amore mio,
tu mi divori famelico ogni volta,
ogni singola volta,
che il tuo sguardo sulle mie rovinose voglie
si posa.