Ecco, mia rosa, quando l’amore svanisce: è un deserto rubino senza impronte, cosparso di silenzi e di distanze talvolta infrante da zeffiri d’aria calda e sabbiosa che trascinano i miraggi nel fondo degli stessi occhi che l’hanno creati, e qui marciscono; è l’inferno infelice dei nostri sogni, piegati alla volontà del dio nulla, dove le emozioni si sgretolano come castelli lungo la spiaggia divenendo un passato lontano e senza tempo, l’eco ininterrotta delle nostre voci; è l’immagine capovolta della bellezza che confonde i piani dell’anima e ne consuma l’essenza invisibile della sua naturale vitalità; in un deserto rubino si seppelliscono così i sogni più belli come radici piantate nelle sabbie mobili, e tutto l’amore dal quale potevano levarsi in alto le cose più belle, tutti quei giorni che potevano rivelarsi un dolce e meraviglioso destino, saranno con ciò inghiottiti nelle più orribili delle immaginazioni, in un cimitero di sogni, senza che nessuno se ne accorga; e questo cupo paesaggio che si dipinge dinanzi ai tuoi occhi non è che un abbozzo ingiallito, come un’impressione che è già svanita da anni e un ricordo remoto, che sentirai sulla tua pelle solo quando la vernice sarà fresca, la sensazione intensa, il ricordo vivido e accecante.