Dal collo di pelliccia
salgono aliti di disprezzo
gelidi e incandescenti,
come aghi di ghiaccio
si sciolgono tra le rughe
di tristezza, nuove.
Le guance accese
di uno struggimento antico
si offrono nude
ai fiocchi dell'inverno di Mosca.
Nelle pieghe segrete del corpo
vibrano ancora carezze
di polvere d'oro
e di azzurri sfatti
dei pomeriggi veneziani.
Il tuo orecchio è ferito
dal pianto del figlio
che scioglie i nastri
di un dono proibito
e dal silenzio muto
di una piccola bocca serrata.
Gli orchestrali ripongono gli strumenti
davanti al tuo abito da sera,
nelle coppe di champagne
abbandonate sui tavoli
tacciono i brindisi.
Lo sferragliare della locomotiva
si impiglia tra i riccioli
e sporca la quiete della stazione
ovattata dalla livida luce di neve.
L'ombra dell'ufficiale
si appanna, lontana,
l'addio si nasconde
tra consunti sedili di velluto.
Deponi i sogni, Anna,
ai piedi delle tua battaglia perduta
e appendi il tuo dolore ad una stella.
Ancora un passo e,
il treno accoglierà,pietoso,
il tuo destino fra le sue braccia.
Epilogo preteso
da una "petite femme comme il faut"
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