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megafono,mantici al massimo
per i sordi
per i disattenti
che girano il volto
al tuo andare lento.
io ti presto la voce.
guardo il tuo interno tormento.
solo per te piango.
ammiro il tuo sforzo
di saper raccogliere il vento.
ma fuori urlo,
l'arco nei limiti ha l'opposto,
fine è,la vista inutile al lato
rispetto al centro
padrone dello scocco.
eppure ,
come due mani giunte
pur fragili,
che si tengono unite in tutto,
tu ti tendi
verso l'abisso.
la forza prende il largo
ha rotto ormeggi
e s'inabissa.
la parola incita
ma ha tacche,graduali,
a volte microscopiche,
ma a te che soffri,
solo a te
è dedicato stamane
il mio canto.
perchè
chi ha timore di mirare
il dolore degli altri,
deve ritornare sui banchi,
decidere umilmente d'imparare
e cercare di non vergognarsi
di stare con il debole,
che non ha colpe,
ma di notarne e amarne la vera essenza.
"il malato usa l'anima
spoglia di salute
per non arrendersi,
sotto la scorza
che mostra cretti a vendere
c'è un fior di vita
che nasce,
come gli alieni
che non hanno più apparenza,
ma intatta
la fibra pura degli astri."