Si dirada come per incanto
la nebbia che mi avvolge
e s’apre d’improvviso il cielo
col suo manto azzurro,
torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi
come alghe marine
che succhiano caute mammelle di roccia.
Mi vedo a otto anni
quando avevo un’amica soltanto
che volevo bene come sorella.
Ricordo ancora come fosse ieri
i suoi capelli neri a boccoli
che le coprivano quell’esili spalle
come schiuma del mare accarezza gli scogli.
Era una bambina orfana
e la sera, quando andava a dormire,
si addormentava con due pupazzi vicino:
un orsacchiotto grande suo padre,
una Barbie la madre,
aveva un segreto,
teneva quei pupazzi sotto il cuscino.
Mi chiedeva spesso:
“Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?”
non sapevo mai risponderle.
Da grande sognavo già di sposarla,
le dedicavo poesie
e come per magia il suo caro viso spariva
ed io mi vedevo in un teatro affollato
con tanta gente in piedi ad applaudirmi.
A quindici anni
evitavo i compagni, le feste
e restavo da solo per ore
ad osservare la distesa infinita del mare,
una voce dentro mi ripeteva sempre:
“I sogni non muoiono mai”.
Cercavo la libertà,
mi chiedevo se nell’universo
esistesse qualcuno simile a me,
immaginavo di volare via per scoprire il mondo
senza ritorno, senza fermarmi
come un’onda senza mai una spiaggia
ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,
si perdevano in lontananza,
laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.
Son diventato uomo troppo in fretta
e non riesco più a sognare.
Cerco ancora l’arcobaleno d’allora,
trovo le inquietudini di adesso.
La speranzosa attesa d’un tempo,
le antiche illusioni,
come oggetto prezioso caduto per terra
e frantumato in mille pezzi,
sono morte e crollate inesorabilmente
nell’amara consapevolezza del nulla che mi circonda.
Ma perché bisogna dire addio
sempre alle cose più belle?
alle delizie che promette ma non concede la vita?
Rassegnati animo mio,
le tue domande non conosceranno mai risposte!