Rimestiamo le carte
componiamo il castello
anneriamo la facciata del silenzio!
Il gioco che tiene svegli
-a quest’ora agganciata a un palo-
è residenza coatta
di noi ammalati inoperabili
La cenere sui pollici come
il vino dei concili, e
le labbra senza peccato
che a orde di boccate
seviziano e condannano
Dallo sciamanesimo delle poltrone
ho visto parodiare
gli schemi dei risorti
Le femmine scavallano isterite
sulla protasi delle nuvole
sgomitano i maschi imbevuti
di surrettizie fratellanze
“Carta, un’altra, un’altra ancora!”
“Non è la mia serata,ritentiamo…”
“ Prestami qualcosa.”
“Guarda qua, il panettone è secco.”
Dal salmo dell’addormentato
sul divano
la pretesa a un sonno privilegiato
“E’ tardi, quanto ci mettete, andiamo!”
Un altro giro di corrucci senza posa
di vitalità annacquate
di caselle che non scendono
Il gioco quindi finirà
smonteremo il castello
verrà ristornata la facciata del silenzio
Si tornerà come sempre
fra i boschi di bitume
a rastrellare
il presunto diritto alla felicità.
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