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Pubblicata il 04/12/2008
Non v'è parola a volte che si incastri
giusta all'arabesco,lesta a sfuggire
in altro cesto,fervida a mostrarsi
gravida e zelante per partorire
nell'orto del vicino,e seco asporta
tutto quanto.Deserto demenziale.
Mi sento solo allora,senza scorta,
asino a ramazzare un vuoto viale.
Ma demente non giaccio e spento a lungo,
'che fertile riaffiora dalla terra
la linfa vaporosa nell'incedere
mordente e svelto,avaro nel concedere
ristoro e sosta al polso,dritto sferra
dove sferro,mira e punge ov'io pungo;
umida mi porge la mammella e mungo
acido lisergico ,mentre afferra
energico la mano nel procedere.
Divengo meteora imprevedibile
scrigno di Pandora e desiderio
caustico cilicio e vituperio
fonte di veleno inesauribile;
dipingo misantropia empatica
con pastello d'istrice enologico,
accordo in ossimoro analogico
quest'andante con frenesia statica
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