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Pubblicata il 27/11/2008
Più volte, dopo il di lei,
nei silenzi che passando col tempo
s’arroccavan nel mio animo
chiedendo costante un perché
a tutti i miei enormi perché
ho chiesto anche a Te, Padre del mondo
di voler presentar quell’animo mio
ormai stanco del doloroso soffrire
senza l’altra parte dell’anima mia,
stanco dell’esser preso a “calci---”,
dell’esser additato a bigotto,
stanco di aver paura del continuare il vivere
versando lacrime sulla di lei culla
dopo aver raccontato di me al suo spirito.
In risposta ai miei perché, con i tuoi silenzi
hai respinto l’invocazione di queste mie pene
non concedendomi così il lasciapassare,
non hai voluto timbrare il passaporto dell’anima mia
anche se io la ritenevo già lavata
pronta e degna per l’abito nuovo.
Quell’abito che già mi faceva sognare
il suo volto sorridente, i suoi abbracci calorosi
che dopo lunga assenza mi avrebbero riportato
con ardore al rifar l’amore con la di lei anima
nella celeste reggia della vita
dove sole e luna stavan coccolati insieme
sorridendo sotto un azzurro immenso cielo
e gli angeli intorno suonavan dolci note
e dove il futuro non esiste
in quanto basta sol l’oggi per vivere.
Ebbene, caro Padre mio
lasciando ancor l’animo mio quaggiù
la tua bontà non ha smosso
a questo mia preghiera di lamento.
Tu lo sai il perché, io sol posso presumere
continuando a chiederTi ancor dei perché
pur sapendo che ritorneran mute risposte.
Ma non per questo rinuncio alla Tua amicizia
perché l’anima or più che mai ha bisogno di Te,
or che hai voluto ridonarle
ancor il sole, la luna, le stelle
da guardar da quaggiù
alzando gli occhi verso lassù
dove un giorno sempre più vicino
sarà al cospetto del Tuo giudizio divino.

Nilodan G.Paolo
(Dalla raccolta “pensieri & Ricordi”)
19/11/2008
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ha toccato il mio spirito

il 27/11/2008 alle 12:02