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Pubblicata il 26/11/2008
Ammirando te, etere silenzioso
e tremendo,cagione mi domando
del notturno brillar d'un si prezioso
manto,quando e da qual divin comando
impulso prese l'infinita danza
che nelle sere apriche vai mostrando
con indeterminabile costanza.
...Ma n'è questa costanza ch'illusione,
nostra immagine dell'eterna stanza,
casuale,incolta sovrapposizione
di fiamme in registro dal caos messe
in un intrigo senza soluzione,
cumulo di costellazioni spesse
d'ardenti stelle,di cui l'esistenza
e la morte cruenta son premessa
ai primi vagiti della coscienza.
In te è innato il fiore ed il barlume
della vita,ma privo di veggenza
sei di quel he fai,consunto è il lume
del vero intento e d'ogni tua ragione
di cui non discerne tutto il nostro acume
ed intelletto chiara comprensione,
aggrappati infermamente all'appiglio
che da l'inderogabile finzione
come alla madre fa piangendo il figlio.
Indiciile terrore e smarrimento
provo,e nel buio cerco quel consiglio
orfano del qual è ogni mio lamento
ch'a te testardo e tristo innalzo mesto
avendo d'alzarmi io l'impedimento,
e balordo cosi' gettato resto
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