Gaia t'avrei chiamata,
non potendoti nomare figlia amata.
Credo come auspicio o presagio,
certamente per amore, non per plagio.
Un arrivo, come nave in un porto,
poi la paura ..... un aborto.
Troppo presto per essere viva e senziente,
troppo tardi per non essere niente.
Tua madre non mi ha mai parlato di te,
ha deciso ogni cosa da se.
Se n'è andata una mattina d'inverno,
sola, dentro una clinica con un quaderno.
Non l'ho mai più rivista ne evocata,
e per orgoglio neppure cercata.
Ora che la morte l'ha presa con se,
quel quaderno mi racconta di te.
Non so spiegarti cosa sento,
qualcosa come un pugno al mento.
Ciò che mi angoscia da ore
è che non c'è posto dove metterti un fiore!
Gaia t'avrei chiamata!