PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 18/11/2008
Era partito per caso
- forse anche lui si chiamava Pablo -

e non era tornato

la chiazza d'amore, rossa sul cappello dimenticato
sulla panca dell'orto
- erano maturati i fichi -

di fronte
una minuscola marina silenziosa
-la luna di brina...come aveva sobbalzato !-

Uccido
questa emozione di carta
alle gambe rappresa -che si fermarono
mentre camminavi e ti chiamavo Pablo -

Era partito per caso

legando tutte le stelle della piccola marina
con uno spago

[ e la luna : catturata ! nella tela luccicante
di un ragno si dimenava ]

ma non era tornato .




queste rime le scrissi per lo strazio provato alla notizia dei morti sul lavoro della Tissen-croup cui in questi giorni si sta rendendo giustizia, unendoli al ricordo di un fraterno amico anche lui partito e non tornato viaggiando per lavoro, ma lo sperpero di vite non rallenta e ogni giorno c'è chi muore ancora per questo.
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tutti i sentimenti trovano spazio ,è quello strazio che si ripete ogni giorno,compagni di vita quotidiana che non fanno ritorno,brava lu,un abbraccio a chi soffre per quelle perdite ,cate

il 18/11/2008 alle 17:58

un abbraccio fraterno

Smack
liz

il 18/11/2008 alle 18:01
Jul

Ciao lunaa, quante morti bianche saranno ancora olocausto di questo mondo ingiusto ?
Un caro abbraccio, Giulia

il 18/11/2008 alle 19:00

mi piace molto questo modo di alludere alla morte senza mai chiamarla in causa direttamente. questa assenza-presenza che attraversa tutto il tuo scritto.

il 18/11/2008 alle 22:25

ricordo la poesia
e ricordo quando me ne parlasti
un giorno veramente triste

il 18/11/2008 alle 22:35

Nel diario del mondo del lavoro molte pagine sono segnate da drammi, lacrime e dolore, seguite a ritmo ravvicinato da tante pause di abbandoni e di silenzi.
Da più parti si dice: "Sarà l'ultima volta”, ma poi ogni buona intenzione si perde in vana chiacchiera, e da promesse mancate qualcuno a casa non farà ritorno.
Avere ricordato Pablo e quanti sono partiti come lui è un bel gesto che ti fa onore.
Un caro abbraccio
mati

il 19/11/2008 alle 00:01

ti sei portato via di lui anche i sorrisi
non gli hanno indicato la via
che saliva stretta e silenziosa
nel nulla
poi il silenzio dei singhiozzi
e l'ombra dondolante arrampicarsi in vetta
urlo al guado ebbro colmo di dolore a prendersi la vita che non resta a rubarla scondandone anzi tempo la condanna volano silenziose sulla vita in attesa come farfalle .......
l'avevo scritta tempo fa in tema al tuo scritto
molto bella brava
un abbraccio
lia

il 19/11/2008 alle 04:04

credo si possa capire più profondamente che cosa vuol dire quando si è perduto qualcuno a te molto vicino
grazie della tua dolce presenza

il 19/11/2008 alle 07:46

ricambio, stellotta
y feliz dia

il 19/11/2008 alle 07:46

ci saranno fino a quando non si riuscirà a pensare al prossimo come la parte più vicina a se stessi
un abbraccio Jul

il 19/11/2008 alle 07:48

in effetti la morte è impersonale seppure ci abita fino dalla nascita, è la mancanza dei riflessi della vita che ce l'avvicina

il 19/11/2008 alle 07:49

ti riferisci a Degregori? da lui ho preso solo quel nome Pablo, perchè con l'amico che è mancato spesso la cantavamo insieme quella canzone, lui accomagnandosi con la chitarra.

la descizione rispetta il mio sentimento, quindi non può far parte del tuo sentire
buon giorno

il 19/11/2008 alle 07:52

beh, credo di saper leggere anche fra le righe-io-

il 19/11/2008 alle 07:53

:-(
buen dia

il 19/11/2008 alle 07:54

ciao cara, se leggi qualche risposta sopra c'è anche la spiegazione del mio avere citato Pablo, ma ci sono ancora troppi Pabli a mancare all'appello ogni giorno, se tutti insieme si potesse costruire un mondo migliore!! ma spesso ci si sente perduti in questa marea di nulla che sale
ti sorrido

il 19/11/2008 alle 07:56

bellissima! e sentita, come solo un vero strazio sa trasmettere al cuore
ti ringrazio davvero tanto di averla condivisa con me
un grande abbraccio

il 19/11/2008 alle 07:58

Non riesco a distinguere l'arte, cioè l'abilità di scrivere versi, rispetto al dramma che ogni giorno si compie, perchè tale fenomeno mi rattrista completamente. Ci sarebbe veramente da credere che la classe manageriale italiana bella, ambita, coccolata, viva qui il suo paradiso e che invece la classe operaia brutta, sporca, cattiva, muoia prima perchè meritevole dell'Inferno. Già ai tempi di Karl Marx, l'operaio era visto dalla classe industriale come un fannullone ignorante, quindi il simpatico Brunetta non ha inventato nulla, ne mai lo farà, altrimenti non avrebbe fatto il politico, ma l'inventore. Purtroppo dobbiamo rilevare che un certo tipo di mentalità, da allora non è cambiata, nonostante di acqua ne è passata sotto i ponti. L'economia e le sue leggi spietate, hanno preso il sopravvento sull'uomo e la politica economica che prima era in grado di ristabilire in qualche modo equilibri che si spezzavano, con la centralità delle rigide direttive europee, con l'impossibilità di fornire aiuti economici alle società nazionali in difficoltà finanziarie e con le delocalizzazioni, hanno immobilizzato politiche e strategie. Negli anni 90' i nostri politici ci avevano promesso che una nuova stagione di sviluppo e di civiltà si sarebbe diffusa con le privatizzazioni e le liberalizzazioni. I fatti recenti ci hanno indicato che invece, gli affari sono stati per pochi, non per tutti, come era stato promesso. Ora la classe politica si trova a gestire una crisi economica e sociale di così ampie proporzioni che nemmeno il miglior analista sociale poteva prevedere. In questa situazione complessa e di difficile gestione non è solo l'immigrato a rimetterci, ma tutti gli strati della popolazione, eccetto la Casta manageriale e politica. Dal momento che non esiste una giustizia sociale e una rivoluzione marxista appare poco applicabile nella società italiana, spero almeno nella giustizia Divina. Un abbraccio, Fabio.

il 19/11/2008 alle 09:40

Tu sai che un mio collega, quasi tre anni fa, perse la vita nell'azienda ove lavoro e questa poesia-dedica me lo fa ricordare con le lacrime in bilico tra le ciglia.
Un grrrrrrande abbraccio
Cesare

il 19/11/2008 alle 14:19

cioè tu mi stai dicendo che non si possono esprimere emozioni in poesia se si è colpiti da morti che suonano come ingiustizie? La sensibilità di cui dovrebbe essere portatore il poeta, credo invece che dovrebbe acuire questo sentimento.Mi sembra però che tu stia eccedendo sulle differenze,fra classe operaia e quella dirigente, ma sarebbe un discorso complesso e troppo ampio da non potersi esaurire in un commento.Ad ogni buonconto la mia poesia era stata scritta per la mancanza del mio amico, morto in un incidenta aereo durante un viaggio di lavoro, vedi, lui era un manager, ma è morto ugualmente sul lavoro, la Nera non guarda in faccia a nessuno, e la postai sul mio blog quando ci furono i fatti terribili di Torino, come omaggio a loro.Ogni morte è un dramma e ogni vita persa un vuoto,sempre, acuita talvolta dalle ingiustizie della vita.
Ricambio l'abbraccio.
Luna

il 19/11/2008 alle 18:36

ricordo perfettamente caro Cesare, e il dolore si assomma e si aciusce ogni volta che si sente di altre tragedie.
un abbraccio affettuoso

il 19/11/2008 alle 18:38

Cara, Luna, se ti dicessi che non si possono esprimere emozioni in poesia, ti direi una cosa inammissibile, soprattutto per chi scrive e comunica. Mi dispiace per la morte prematura del tuo amico, probabilmente la morte è stata un appuntamento al quale la vittima, i colleghi, gli amici, i parenti e la famiglia, non erano preparati. Tuttavia nessuno di noi sa, se per lui sia stato un bene, oppure no, che sia andata così. Solo Dio nella sua Sapienza potrebbe darci una risposta certa. Tuttavia vorrei sottolineare per puro scrupolo che il tuo amico è morto a causa di un incidente aereo, vale a dire per cause estranee allo svolgimento del suo lavoro. Certo il motivo per cui si trovava su quel volo era per lo svolgimento del suo lavoro, ma l'episodio è ben lontano dalle morti bianche che ogni giorno avvengono sui luoghi di lavoro malsani e pericolosi. Tanto per fare un esempio che specifichi al meglio il mio pensiero, credo che la morte del tuo carissimo amico non ha nulla in comune con le morti bianche delle 129 operie tessili che nella fabbrica Cotton l'8 marzo 1908, morirono bruciate per un incendio. Non credi? Tu parli delle ingiustizie della vita e sono d'accordo con te. C'è gente che muore a 10 anni, altri a 100. C'è gente che non si becca nemmeno un raffreddore ed altri che vanno e vengono da un ospedale. Ma talvolta le ingiustizie le crea l'uomo. Ad esempio, lo sai che i manager dell'azienda dove lavoro, si sono quasi raddoppiati gli emolumenti, mentre nel frattempo gli stipendi dei lavoratori sono cresciuti del 2/3 per cento? Questa secondo te è giustizia? Lo sai che se un manager fallisce tutti gli obiettivi, viene regolarmente pagato e al massimo sostituito, mentre se un mio collega commette un errore paga di tasca propria? Credi che nei due casi viene usata la stessa misura? Sì credo che alla fine la morte sia auspicabile, perché metterebbe uguaglianza a situazioni malate e incancrenite dall'egoismo. Un abbraccio nell'amore di Cristo. Fabio.

il 19/11/2008 alle 22:31

nessuno sa niente di niente, brancoliamo al buio, formiche cieche.Ma ogni morte è una morte, per il non ritorno, e si fa assenza immensa, perchè era un manager l'amico mio, la sua morte non è stata morte? Fai della discriminazione in questo? Non ti capisco poi, quando parli del Cristo, Lui, che era la verità la via, la vita, rese ogni uomo il suo prossimo, uguale a se stesso.Certo, se l'uomo degrada il suo simile e gli toglie i suoi diritti non persegue la giusta via, per questo si deve lottare in ogni maniera...ma non puoi dire dell'amico mio che non è anche lui morto sul lavoro, oltretutto per la sua grande generosità era partito per caso, come dico nel titolo, sostituendo un collega, e quindi forse muorendo al posto suo, anche se questo non si può sapere con esattezza, forse sarebbe morto ugualmente, in maniera diversa.
Spero che tu abbia capito quello che volevo chiarirti.
Ti auguro un lieto giorno

il 22/11/2008 alle 06:57

Mia cara amica, ogni morte è una morte. Dietro ogni morte c'è la sofferenza di chi rimane a sopportare comunque una perdita. Tu dici che io faccio una discriminazione tra morte e morte. Probabilmente la faccio, Luna, perché ogni morte è diversa dall'altra. E non mi interessa fare la distinzione tra le cause che hanno provocato il decesso che potrebbero essere: l'asfissia, la trombosi, il cancro, il tumore e via dicendo. Faccio la distinzione, ma se tu vuoi usare il termine discriminazione, usalo pure, soprattutto sulle condizioni che hanno generato quella situazione. In una delle ultime encicliche del Papa, Egli afferma che come si vive, così si muore. Personalmente sono solo parzialmente d'accordo con tale affermazione. La morte è spesso violenta e inaspettata, vedi le stragi sulle strade, di cui lo Stato, gli enti locali, le forze dell'ordine hanno immense responsabilità. In questi casi le parole del Papa non risultano efficaci, in quanto l'unica colpa delle vittime degli incidenti automobilistici era quella di trovarsi nel posto e nel momento sbagliato. Io non ci leggo altre colpe. Diverso è il caso delle malattie terminali, dove il malato immobilizzato su un letto, ha il tempo per riflettere su se stesso e sulla sua vita. Ha il tempo di convertirsi e di chiedere il perdono al Padre dei suoi sbagli. Ricordo le parole della moglie di un caro amico, persona mite, ormai dipartita, che mi diceva con estrema dolcezza di quanto il marito nonostante i dolori, li sopportasse senza alcun lamento. Una persona davvero speciale, il cui ricordo custodirò per sempre nel mio cuore. Riguardo al tuo amico, le interpretazioni sono molteplici, come tu hai elencato e cercare delle risposte è impresa non facile. Tra le varie ipotesi che tu hai ventilato, mi piacerebbe pensare che il tuo amico abbia ricevuto il giusto premio che spetta alle anime buone, in forza della sua generosità. Non serve, Luna, comprendere e sapere tutto. Serve invece credere al di là della logica, perché anche se siamo formiche cieche, ciò non toglie che un giorno potremmo vedere. Mi permetti una correzione? Cristo è vita, verità e vita. Cristo è vivo, perché è risorto il terzo giorno. Per l'umanità ormai defunta possiamo dire "era". Spero di averti fatto capire che non sono rigido e intransigente sui principi immateriali. Non sono invidioso verso chi possiede più denaro e potere di me. Il potere rende folli e l'eccessiva ricchezza distorce la realtà delle cose. Un caro saluto, Fabio.

il 22/11/2008 alle 09:16

ho letto il tuo commento, ma non avendo il tempo necessario per risponderti, per ora ti ringrazio dell'attenzione, poi torno per continuare il colloquio

a presto, serenità

il 23/11/2008 alle 11:57

credo di aver capito dai tuoi scritti che non ti esprimevi per invidia, credi, ma talvolta i passi in avanti fatti nella vita conquistandosi un posto di preminenza possono anche essere visti come una forzatura, ma nella società serve ogni tipo di lavoro, se mancarressero le dirigenze come potrebbero esserci gli operai? l'importante sarebbe che ciascuno facesse il proprio compito con onestà, e rispetto per il lavoro altrui, purtroppo spesso non è così e a rimetterci sono sempre gli indifesi e i deboli.
Ti ringrazio delle tue parole e delle tue certezze, non sempre si riesce ad averle, o semplicemente a conservarle
una lieta notte per te

il 23/11/2008 alle 21:51