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Pubblicata il 18/11/2008
Ci guardammo negli occhi
ma ciò ke vedemmo non era ne l'uno ne l'altra.

Il mondo pareva lo stesso, ma in piccole,
impercettibili misure era un'altra realtà
differente dalla precedente e poco dissimile dalla successiva.

Immaginammo di muoverci in spazi che non c'appartenevano
ma che con costanza e vigor d'animo
affittammo al prezzo di una lacrima.

Seppur immobili, mille e mille furon
i nostri movimenti,
circolari nella loro eleganza
ma di rigida fermezza essi apparivano.

Come se la strada fosse già battuta,
e non restasse altro se non percorrerla
poichè unico era il nostro fine.

Quanti gesti ci accomunavano,
come un solo battito,
che da un angolo di spirito
ampliarono i nostri sensi oltre il certo,
oltre il mio.

Nulla era passibile di giudizio,
solo il mio ego mi distingueva
dalla dolce forma al mio fianco.

Figura che andava sbiadendosi.
ed in cuor mio,
intrecciandosi a me riducendo al nulla
quel che era muro tra noi.

Error mio fu certo,
poichè nell'istante in cui ella
fu cosciente di tale incastro
riprese con gesto violento se stessa
trascinando e strappando via
anche parte di me.

Un sequestro di anima potrei definirlo.

Solo vuota sofferenza in realtà.

E talvolta, nemmeno più quella resta.
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