I piedi intrisi
paralleli a tre ciuffi
d'erba
nati a caso,
sono l'uno sull'altro
racchiusi
dal bordo strada, si riflettono con un quarto di me sul nero catrame
lucidi
invito
che porta lentamente
in risacca gli ultimi cerchi.
La pioggia,
tregua
da un 'attimo di respiro.
Scrollo nell'aria
il variopinto ombrello
come un 'uccello le piume
o scintille al vento
e mi beo
in quel lucor di perle
sparse ovunque,
stese sul tappeto grigio
sulle tavole d'attesa
stramate da cuori e graffiti.
Sul mio naso furtiva
ne scivola una impertinemte
con la stanchezza del giorno
che piega i miei arti,
ma non c'è d'appoggio un angolo asciutto.
Allora
con un motivo
a mente e dentro il palato
evito piano i rigagnoli
non li pesto
i piedi attenti
ma cio mi conduce inesorabilmente ,(ah il senso d'attesa)
indietro nel tempo,mi rammento,
guerriero temerario
rincorrevo gli spruzzi
saltavo dentro le pozze
a piedi stretti
pur di raggiungerti,
come barchetta di carta la calza sull'alluce
bagnata .
Oh ,ora,
c'è solo la voglia
il senso del vecchio gioco
è dentro nel ritmo
del parapioggia che mulinella sull'acqua.
Fiacco è il fiato,
sbuffo in silenzio
eco a riva arriva il mezzo corazzato
non più il cocchio.