PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 06/11/2008
le poesie non mi toccano più
le ho rinchiuse nel sottotetto
tra i ricordi svaligiati, sventrati da polvere, abitudini da ragni e cerimonie
di scarpe andate

ma quando piove
la malinconia mi sfronda le tegole
sensibile come un mignolo,
ridicolo come un dondolo
così tergiverso
o tergicristallo
e vado via in qualche posto dove il mondo è così nitido, piatto e compatto
da farmi sentire puerile il peso
del mio anfiteatro di cartone in fiamme
nemmeno bruciato;
nascosto male.

eppure il diluvio ancora fluisce
mentre la musa canta ubriaca
dentro le mie dita elettriche,
stanco e distratto
sento i rimbombi dalla cantina
come un vecchio si accende la pipa senza memoria
lo sento pronto a lasciarsi dal trampolino
a peso usato come un proiettile morto
schiacciando l’arbitro senza fischietto
sotto gli strati di coscienza soffice
placare virtude
soffiare invidia
senza motivo che non sia rumore
fragranti e fragorose sconfitte
sillabe di incubi al cloro
lacrime di polistirolo
una dimostrazione di inerzia;
violenza pura.

ma perlopiù
vedo vecchi come vite coperte dai calli
spariti nelle loro stesse esistenze
come lumache messe a bollire nel guscio
senza ritmo e senza rugiada
tra pan pesto e scontrini
mentre io vado in giro a portare le virgole a far la pipì
facendo le prove
sperando in una nuova ansia di ottobre
o in qualche miracolo da schivare
colpevole come un sadico a carnevale
mi scuso
e penso che dopo ci riproverò
che dopo sarà il momento giusto
mi riprometto
dopo, sicuro
sicuro, dopo
dopo di dopo
di dopo in dopo
e poco dopo
un dopo di fogna
finchè un bel giorno lo senti squittire
apri la porta ed eccola lì:
incollata a terra appiattita su un quadrato 20 per 20 di colla bianca mediocre e letale abbastanza
da impedirci per sempre
di essere via.
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Leggendo i tuoi versi penso a "Non chiederci la parola" di eugenio Montale. ma il suo è un pessimismo che non ha ragione di essere, perché su questo globo che pur soffre c'è tanto di bello, cui dobbiamo dar spazio e che dobbiamo far emergere. Resta che la vita è un'arena, come affermo spesso, ma guai a lasciarsi vincere dalla fuligine dello scoraggiamento, che ci corrode dentro come una carie. Ma anche Dostoievskij aleggia con forza. Pessimismo montaliano e realismo russo.
Agostino.

il 06/11/2008 alle 22:25