PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 02/11/2008
Uno spaventapasseri,
simile ad un uomo, ma così diverso!
Nato per far paura,
tutti si prendono gioco di lui,
esposto ai pericoli, non può fuggire;
vestito di pezze e abiti smessi,
subisce a braccia aperte,
si arrende ai colpi dei corvi.
Logorato dalle intemperie e il sole, subisce!
Ma non è questa la sorte dei deboli?!
Messi al mondo da chissà chi,
destinati all’osservanza e il dolore,
stringono i denti e rispettano i doveri a malincuore.
Lo spirito di conservazione li obbliga alla vita,
l’orgoglio alla sofferenza e allo scherno.
Spaventapasseri di un dio
non possono ribellarsi al destino loro imposto,
vittime dei potenti accettano in silenzio l’ingiustizia e i soprusi,
aspettano che il tempo renda le loro membra simili a stracci,
la ribellione in pacata disillusione.
L’incertezza di essere ultimi,
il rimpianto di non poter reagire,
i sentimenti che li accompagnano anche quando se ne stanno per andare.
Neppure la morte ci risparmia dall’onere dell’obbedienza
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Jul

L'ultimo verso è già una poesia.
Sursum corda! Jul

il 02/11/2008 alle 16:32

Quelle braccia a farsi croce e a lottare contro il vento sono fortemente indicative della sofferenza che scaturisce dal dentro, tra l'indifferenza di tanti che passano e lanciano un sorriso di scherno.
Ciao
mati

il 03/11/2008 alle 00:13