O Eros, che a me
lanciavi la tua vermiglia
sfera, ti credevo nell'oasi
ma eri solo
sangue di fiera rappreso
sotto l'occhio ligneo di una Vergine.
Le mie parole saranno
altrove irte
o vellutate, di seta
o assenzio, colte
da spavento d'amore.
Il tuo mondo sordo
implorava facili frasi,
l'abitudine e il proverbio,
io con le labbra ancora sporche
della tua saliva
soffio una brace
che non si placa e crepita.