E’ l’ultimo figlio
a svegliarmi col colore bianco
della pace rarefatta in volo
come un bisbiglio, uno sbircio d’aria
orizzontale lungo il cielo
sopra le finestre
e il primo lembo di lenzuolo d’alba
si solleva col torpore
che rammenta il sogno.
Prima la luce e poi il rumore
delle ossa si rialzano
sbavando appena il pavimento
la polvere si sposta dai pensieri
ricominciano le mani a tratteggiare
linee di materia e odori familiari
le ombre alle pareti se ne vanno
col ricredere del sole
e le foglie respirano agli angoli dei vetri.
Sembra un rifiorire
la vita ripetuta delle gocce appese
eppure ho in fondo al petto
il sereno brivido del tempo
indebolito.