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Pubblicata il 01/01/2009
E’ l’ultimo figlio
a svegliarmi col colore bianco
della pace rarefatta in volo

come un bisbiglio, uno sbircio d’aria
orizzontale lungo il cielo
sopra le finestre

e il primo lembo di lenzuolo d’alba
si solleva col torpore
che rammenta il sogno.


Prima la luce e poi il rumore
delle ossa si rialzano
sbavando appena il pavimento

la polvere si sposta dai pensieri
ricominciano le mani a tratteggiare
linee di materia e odori familiari

le ombre alle pareti se ne vanno
col ricredere del sole
e le foglie respirano agli angoli dei vetri.


Sembra un rifiorire
la vita ripetuta delle gocce appese
eppure ho in fondo al petto

il sereno brivido del tempo
indebolito.
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Jul

Una finestra limpida e romantica sul rinnovarsi del tempo che lascia sempre nuovi segni. Molto piaciuta.
Un caro saluto, Giulia

il 02/01/2009 alle 13:38