PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 16/02/2002





E’ notte e seduto sull’erba
guardo lei lontana venti passi
e la sua sagoma creata
da un lampione,
luna artificiale,
e lei trema, soffre e dondola
nel dolore cremisi,
poi immobile s’allontana
e resto a guardare
quello che rimane
del suo corpo svuotato;
o al meno è quello
che immaginavo
le accadesse,
distante un infinito
dalle sue sensazioni e
stritolato dall’impotenza e
ucciso dall’ignoranza
colpevolmente sano
invulnerabile e libero
piangevo la mia inutilità
guardando la natura
sopraffare lei
torturandola
uccidendola e
resuscitandola
finchè tutto parve finire
e lei tornò da me,
mutando da sagoma a carne,
e lessi nei suoi occhi
la mia distanza
dall’evento.


  • Attualmente 0/5 meriti.
0,0/5 meriti (0 voti)

Immobile s'allontana: bellissimo.
Il rammarico e la forza stessa dell'amore stanno proprio nella consapevolezza di non potere essere dentro l'altro più di tanto. L'unico atto che ci è concesso è comprendere vagamente che qualcosa muove e rivolta i sentimenti dell'altro, essere vicini e accettarlo, ed è qui la nostra forza, fantastico quand'è reciproca.
(Mentre lei si allontana nel suo mondo a lui non resta che contare i passi e osservare (non lei)ma la sua sagoma...)
Complimenti per aver espresso con efficacia tutto questo.
Terry

il 16/02/2002 alle 15:09