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Pubblicata il 11/04/2020
Passeggio velocemente nel parco.
È quasi una corsa verso un traguardo.
un traguardo che non c’è.

cammino ignorando tutto ciò che vedo,
ignorando anche me stesso,
avvolto in una profonda concentrazione.

cerco solo di volare,
il mondo visto dall’alto è un concerto di forme
e di colori impercettibili dalla terra,
in cui i luoghi abitati sono sprezzanti
e gli abitanti hanno un aspetto sardonico.

nonostante la mia patologica alienazione
nessun particolare è sfuggito ai miei sensi:
una pingue donna che urla a un bambino urlante,
gli uccellacci che beccano il prato
alla ricerca di briciole e vermi,
un vecchio deforme che sputa dalla bocca infuocata
e una ragazza doppiamente bella,
di carne chiara e con un leggero vestito nero,
elegante come un cigno.

siamo tutti intorno al piccolo lago
dove si consuma la vita nella reciproca indifferenza.
È già buio quando ritorno nel parco.

poche luci cadenti da vecchie lampade
si infrangono sull’immobile laghetto
e si consumano come si sono consumati gli amori,
impuri e clandestini,
dietro i cespugli chiusi come un sipario.
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Grazie

il 11/04/2020 alle 15:11