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Pubblicata il 16/08/2018
Messe le scarpe buone, guanti consunti
e il paltò con papà scendevamo in paese
per le commissioni: dopo pochi metri
ci si fermava subito dal cardatore emaciato
che al nostro ritorno ci avrebbe fatto trovare
pronti guanti nuovi e anche una sciarpa.
diceva “I due cardacci” la scritta sui vetri.
la mamma aveva iniziato a insegnarmi
a leggere, e volevo allenarmi con le insegne.
poi era la volta del maniscalco con gli attrezzi
per ferrare, dei sellai che preparavano il basto
per i cavalli e la filatrice al telaio con i fusi.
fuori dalla macina ci salutava il mugnaio
con la pala, e finalmente con stecche e pezzi
di stoffa, pinze e fil di ferro c’era l’ombrellaio
che ci riparava l’ombrello a pezze della nonna.
ero impaziente di vedere il biciclo-carretto
dell’arrotino, ma mi incuriosiva “Canapa e juta”
sulla bottega dell’impagliatore di sedie.
ora saremmo tornati a casa dove nonna stava
di certo lavorando a maglia davanti al caminetto
e mamma intenta a far la nuova scopa di saggina.
passando davanti al calzolaio “Fustelle, basette
e pestello” mi sorprese che papà con la sua scarpa
macilenta non vi entrasse…
ma ero così stanco di camminare, ma contento
perché di lì a poco avrei avuto, da far vedere
al nonno, la mia nuova sciarpa.
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