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Pubblicata il 17/10/2014
Davvero ogni male

che tortura più del sale

sulle piaghe trafugate,

da ragioni accecate

dal dominio di chi è Duomo,

ha il giaciglio

nel cuor dell’uomo?

se il periglio

nasce succube

come un protube

che non preesiste,

allor com’è che insiste,

presidia, avvince,

sfinisce e vince

colui che è principe

e dei moti orefice?

periglioso male

che il creato assale

dove sfocia

il tuo maldestro portento,

e chi ti associa

alle sorti del vento?

e dov’è l’Io Sono?

ne ho smarrito il suono

ma ne ricordo il silenzio

e lo sciapo assenzio

di perdute parole

di un’introvabile prole.

così avresti liberato l’arbitrio

tralasciando il sommario

che ne spiega

ogni sconosciuta piega;

e milioni di lacrime

hai lasciato cadere,

e condotte pessime

non hai voluto vedere

per non voler giudicare

e continuare ad amare.

emozioni agguerrite

mai veramente appassite,

che abusano dell’innocenza

ma non scuotono la Tua coscienza.

eppur esisti,

eppur ci hai visti

ma perché non ci ascolti?

perché li hai assolti?

lo strascico tremebondo

di questa sconsolata umanità,

della quale mi circondo,

attende la Tua verità,

non puoi essere così lontano

da non soccorrerle la mano.

continueranno a gridare invano

e a rifugiarsi nel talismano

di vane ed inascoltate preghiere

o vedranno arrivare il cassiere

che riscatta ogni loro dolore

ricolmandolo con Divino amore?

in quest’ oceano di iniquità

trova posto la santità

di chi sa ancora avere fede,

ed il pensier Ti concede…
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Seducente oceano tempestoso! Sir

il 17/10/2014 alle 20:10