Davvero ogni male
che tortura più del sale
sulle piaghe trafugate,
da ragioni accecate
dal dominio di chi è Duomo,
ha il giaciglio
nel cuor dell’uomo?
se il periglio
nasce succube
come un protube
che non preesiste,
allor com’è che insiste,
presidia, avvince,
sfinisce e vince
colui che è principe
e dei moti orefice?
periglioso male
che il creato assale
dove sfocia
il tuo maldestro portento,
e chi ti associa
alle sorti del vento?
e dov’è l’Io Sono?
ne ho smarrito il suono
ma ne ricordo il silenzio
e lo sciapo assenzio
di perdute parole
di un’introvabile prole.
così avresti liberato l’arbitrio
tralasciando il sommario
che ne spiega
ogni sconosciuta piega;
e milioni di lacrime
hai lasciato cadere,
e condotte pessime
non hai voluto vedere
per non voler giudicare
e continuare ad amare.
emozioni agguerrite
mai veramente appassite,
che abusano dell’innocenza
ma non scuotono la Tua coscienza.
eppur esisti,
eppur ci hai visti
ma perché non ci ascolti?
perché li hai assolti?
lo strascico tremebondo
di questa sconsolata umanità,
della quale mi circondo,
attende la Tua verità,
non puoi essere così lontano
da non soccorrerle la mano.
continueranno a gridare invano
e a rifugiarsi nel talismano
di vane ed inascoltate preghiere
o vedranno arrivare il cassiere
che riscatta ogni loro dolore
ricolmandolo con Divino amore?
in quest’ oceano di iniquità
trova posto la santità
di chi sa ancora avere fede,
ed il pensier Ti concede…
- Attualmente 3.5/5 meriti.
3,5/5 meriti (2 voti)