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Pubblicata il 08/08/2001
Io, puledro sperduto in questa prateria
allagata dallo sputo di Bacco,
cosa potrò mai alleviare
a quest’umanità vagante,
come potrò mai concedermi tregua
se è la vita ad essere condanna.
Io vento, tempesta, uragano,
che apre le porte
per poi sbatterle all’uscita
come e cosa potrò fare
per scagionare e alleviare
il dolore che scaturisce ad ogni domanda
che aborto trova per risposta?
L’arguzia dell’ubriaco
potrà mai far spazio nella mente
come la breccia di un’idea sacrosanta?
Il concetto di valore
contrapposto all’interesse
oppure semplice immaturità
è la teodicea del mio agire?
Qual Dio se non il mio cuore
potrà mai condannarmi?

Gerardo Sorrentino

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