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Pubblicata il 07/07/2002
O dolce,
dolcissima melodia,
tu lieta accompagni
il lento risveglio
degli alberi
e dei prati.
Maturano i frutti
sui meli, non più nudi
e piangenti, alle gravi canzoni
dei venti d'inverno.
Sbocciano festanti le rose
e ridenti i fiordalisi
sulle erbe in fiore,
al Sole di Maggio.

Mi affaccio alla finestra
e in silenzio contemplo
la Feconda Madre.
Volgo lo sguardo
verso di te, o immenso Sole,
e non mi abbaglia la tua luce,
ma i tuoi raggi mi infiamman lo spirto.
La fiamma che sprigioni
arde in eterno,
è forza vitale,
passione dell'uomo.
L'emozione dell'animo,
il fervor del sentimento,
pervadon i nostri cuori
come tu irradi i campi.
Respiro l'aria
calda e profumata,
e miro in lontananza
il lago, lucente di vita.
Ascolto i sussurri
della Natura,
e vibra il cuore
al riecheggiare
delle mie urla eccitate
di bambino,
mentre rotolo e saltello
in quei sconfinati prati.

Ma su di me
sta calando la notte,
stan cedendo le membra
di un giovane adulto
che sognava l'amore...
Ormai non è più
il mio corpo,
non sono i miei occhi
a rivedere la campagna
e le verdi distese,
ed un piccolo bimbo
che correva
verso
una valle
chiamata
Speranza.

Prima
di lasciare
un mondo mai scoperto,
il mio spirito mi mostra
frammenti di vita,
lontani e vicini...
Ma il sorriso
meraviglioso ed ingenuo
di quel bambino
nessuno
lo rivedrà
mai più...

Per una sera
taceranno gli usignoli,
taceranno le campane,
addolorati cadranno
i fiammeggianti frutti
dai generosi, splendenti meli.
Si fermeranno
i venti,
s'oscureranno
monti e colline.
La mia campagna,
vestita a morte,
mi consegnerà
fra le braccia
del Nulla...
Tramonta, o Sole,
dileguati oltre il lago,
lasciando il cielo
tinto
di un rosso sangue.
Sai che domattina
non mi accarezzerai più...

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